L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:

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Tuesday, June 30, 2009

La peste del linguaggio

Ve la ricordate questa: "Non rientra nelle nostre priorità occuparci dei fiancheggiatori del sistema, ovvero dei disinformatori attivi sulla Rete, ..." (da qui)
Non rientra nelle loro priorita', pero' ci fanno su un post ogni due giorni...

http://zret.blogspot.com/2009/06/la-peste-del-linguaggio.html

La peste del linguaggio

Pagina lasciva, vita proba (Marziale)

Quotidianamente ci si imbatte in esempi di conformismo e di sciatteria linguistica. La Rete ha aggravato l'imbarbarimento della lingua italiana: personaggi, del tutto privi non solo di cultura, ma anche di intelligenza, come Paolo Attivissimo, possono, mentre oltraggiano i ricercatori ed insultano il decoro, stuprare il nostro idioma. Quel che è peggio: questo stupro diventa modello imitato. Non più circoscritto alle pagine di un libro, è diffuso, come un virus, in numerosi siti e blogs.

Italo Calvino, a questo proposito, usò l'efficace metafora di "peste del linguaggio". Scriveva nelle "Lezioni americane": "Mi sembra che il linguaggio venga sempre più usato in modo approssimativo, casuale, sbadato e ne provo un fastidio intollerabile. Alle volte mi sembra che un'epidemia pestilenziale abbia colpito l'umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l'uso della parola, una peste del linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva e di immediatezza, come automatismo che tende a livellare l'espressione nelle formule più generiche, anonime, astratte, a diluire i significati, a smussare le punte espressive, a spegnere ogni scintilla che sprizzi dallo scontro delle parole con nuove circostanze".

Calvino, pur non irreprensibile da un punto di vista stlistico, anzi (anch'egli fu affetto dalla malattia del pleonasmo), illustra lo scadimento linguistico, innestandolo nella meccanicità che priva l'elocuzione di linfa. Non è poi solo il livellamento nelle "formule più generiche, anonime, astratte", ad inquietare, ma pure il problema dei neologismi coniati per scopi denigratori. Non affermerò che l'esposizione barbara di Attivissimo e dei suoi debosciati epigoni è il sigillo di una caduta etica, poiché è impossibile che personaggi privi del tutto di princìpi possano perdere ciò che non hanno mai avuto. Tuttavia è prova inoppugnabile del vuoto morale ed intellettuale di colui (e coloro) la sua infinita miseria espressiva, di cui segno tangibile è, ad esempio, l'abuso del termine "bufala". Non so se sia stato Attivissimo il primo ad adoperare questo termine, con il significato di "imbroglio", "truffa" et similia né mi cale. E' comunque indiscutibile che ormai tale vocabolo è associato ipso facto all'ex disc jockey. E' assodato che, a causa sua, tale volgare lessema si è propagato come uno streptococco per infettare anche organismi vigorosi. Così, ahinoi, lo si trova a deturpare discorsi altrimenti di discreto livello, impiegato anche da autori insospettabili.

Come giudicare poi tutte le tossine prodotte dal batterio? "Sbufalare", "sbufalamento", "sbufalato"... Siamo sinceri: anche se, per assurdo, Attivissimo avesse una tantum ragione, sarebbe impossibile riconoscergliela, per via del suo puzzolente e malsano linguaggio. E' una questione estetica e, se gli perdoniamo la crassa e proterva ignoranza, non siamo punto indulgenti con lui, ogni qualvolta direttamente o indirettamente, per mezzo dei suoi bolsi imitatori, profana il tempio della lingua.

Con fine derisorio è stato lui a defecare la parola "sciachimista": in questo caso il reo è stato individuato. Ora, passi il valore intenzionalmente dispregiativo del termine (Heidi non sa quanto i suoi stessi ammiratori lo dispregino nell'intimo, adulandolo solo per secondi fini), ma è intollerabile la perpetrazione di un altro delitto contro l'idioma di Dante.

Qualcuno obietterà, ritenendo che ci si dovrebbe occupare di questioni serie e non di quisquilie glottologiche. Dissento: l'influsso nocivo di questo maitre à penser al contrario si esplica attraverso una lingua stravolta ed atroce. Le nuove generazioni sono traviate da esempi indegni e l'indegnità è, in primis, nel linguaggio, se è in parte vero, come pensava Wittgenstein, che i limiti della lingua segnano i limiti del mondo. Quindi angusto è soffocante è il mondo, proprio come questa prosa asfittica e riduttiva.

Ne abbiamo un'altra tetra testimonianza nell'aborto "gomplotti" generato da Vittorio Zucconi e poi mutuato dai soliti decerebrati. Ancora dobbiamo ribadire l'osmosi tra significante e significato: suono e senso si rafforzano a vicenda sicché significati laidi infangano pure la dimensione fonica e viceversa. Ancora dobbiamo ribadire la compenetrazione tra usi linguistici gratuitamente triviali e perdita dell'ultimo barlume etico. Penso a Wasp che, pur forse non del tutto scevro di un briciolo di humanitas, una volta reclutato dai disinformatori, ha subito una mutazione genetica e lessicale, lui un tempo l'alato e lirico pittore di pioggia, sole e nubi: è una prova di prostituzione intellettuale, assai più deprecabile del meretricio vero e proprio. Parafrasando Ugo Niccolò Foscolo, potremmo chiosare nel modo seguente: la meteorologia prostituita.

In fondo, però, il linguaggio come Nemesi si vendica, prima o poi: così è per lo zuccone Zucconi, così è per il Pennello che sa solo sbavare ingiurie contro i cittadini probi o parole di piaggeria per i suoi protettori con le stellette. Infine così è per il superlativo esibito nel cognome di Attivissimo: superlativi ed all'ennesima potenza sono in lui tutte le tare nonché i difetti ed i vizi, visibili ed invisibili.



21 comments:

  1. Consiglio tre applicazioni di Afasol, di un'ora l'una. Subito!

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  2. ZRET, ma tu leggi quello che hai, hem, scritto?

    ...comunque...


    VAI A LAVORARE, VAI!

    Ma con scalpello e cazzuola!

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  3. Quindi il succo del discorso sarebbe: Attivissimo (ed i debunker con lui) non avrebbero mai ragione a causa del modo in cui usano il linguaggio??

    Allora sarebbe come dire che se uno afferma in perfetto italiano e con stile che gli asini volano ha sicuramente ragione rispetto al muratore che gli risponde "ma va a' cagher"...

    Insomma, conta la forma e non il contenuto...

    GRAZIE PER QUESTA PERLA! :)

    E per scrivere 'sta boiata ci voleva tutto quell'onanismo mentale?

    Bastavano 4 righe...

    J.

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  4. Ha parlato l'eminente filologo Antonio Marciano' da Sanremo, i cui studi sull'argomento sono noti e apprezzati in tutto il mondo da filologi e linguisti.
    Tolkien in confronto a si grande mente, come filologo, era una nullita', Umberto Eco un ignorante.

    Ma va a pulire i cessi zret !!!!

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  5. Eehhhh?

    Ok, io saro' anche un povero gneologo, ma che cazzo vuol dire???

    Saluti
    Michele

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  6. @Anonimo:

    Ma Umberto Eco è una nullità! Il professore già si espresse in cotal guisa!

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  7. Eh, quel Calvino...

    Certo, autore di fama mondiale. Creatore di finissime satire sociali, come se ne trovano in "Marcovaldo". Scrittore brillante, profondo eppure piacevolissimo nello stile.

    Però...pleonastico. Eh, che peccato, vero? Tanto potenziale di grandezza perduto, buttato così.

    Antonio Marcianò, invece...ecco, lui sì è scrittore vero...

    Poveraccio. Se la prende con chiunque abbia avuto un minimo di successo in campo letterario. Eco, Zucconi (ah, a proposito, professor Marcianò: guardi che prendere in giro qualcuno per il cognome è cosa da prima elementare. Da un fine intellettuale come lei non ce lo si aspetta, ovvìa...), Calvino...una vita di invidia e livore. Uno scrittore incapace e frustrato che si sfoga rendendosi complice di un raggiro...

    Mi viene in mente il finale della "Prosivendola" di Pennac, quando la Regina Zabo, direttrice delle Edizioni del Taglione, dopo drammatiche vicende accetta di pubblicare un orrendo romanzaccio che in precedenza aveva sdegnosamente respinto. "E' finita, Malaussène, ormai non scoraggio più nessuna vocazione. Se Hitler avesse vinto il Premio di Roma, forse le cose sarebbero andate diversamente..."

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  8. Adesso però ci ha messo anche Calvino. Scommetto che fra un po' dirà che anche Dante scriveva male.

    Ah, qualcuno glie lo dirà mai che i sostantivi stranieri non sono declinabili in italiano? E' una regola ribadita da tutte le parti, certamente ignorata però da chi si ingozza solo di pseudo-letteratura alienistica (se esiste questa parola)?

    Marcianò, te l'ho detto già direttamente e te lo ripeto qui: guarda che il tuo stile letterario fa proprio schifo. Non è un caso se non sei ancora riuscito a pubblicare neanche l'orario delle tue classi...

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  9. Eh eh! In realta' non dormono la notte pensando a quante persone in più potrebbero infinocchiare se i bastardi disinformatori prezzolati non rompessero le palle.

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  10. Avete letto di quella rincoglionita di ginger che ha commentato: "d'altronde, se l'uso del linguaggio è profondamente collegato al DNA..."?

    LOL

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  11. chiedo scusa.............
    ma sta parlando del fratello rosario?

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  12. Piccola nota filologica: "rin-coglionito" implica, a mio parere, l'idea del ri-torno ad uno stato in precedenza posseduto e poi lasciato. Come rimbambito, che vuol dire "tornato bambino" ovviamente dopo essere stato adulto.

    Considerato il livello dei messaggi, pubblici e privati, che da lei ho ricevuto, ho seri dubbi quindi che quel termine possa applicarsi a ginger.

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  13. "E' una regola ribadita da tutte le parti, certamente ignorata però da chi si ingozza solo di pseudo-letteratura alienistica (se esiste questa parola)?"

    a giudicare dagli effetti, parlerei di letteratura alienante

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  14. Azz. abbiamo un akkademico della krusca, anzi della semola...

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  15. Azz. abbiamo un akkademico della krusca

    Ma la crusca non è quella cosa che usa per combattere la stitichezza?
    Cioè che fa caga...

    mc

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  16. Tanto per mettere i puntini sulle "i" alle sbrodolate di zret, dire "Nemesi si vendica" e' scorretto. Dato che Nemesi e' la dea della vendetta divina, e' piu' corretto dire "Nemesi vendica".

    Antonio ritorna a scuola

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  17. Calvino non mi è mai piaciuto.
    Preferisco compitare Sciascia riga dopo riga che leggere un solo libriccino del sanremese d'adozione (mi riferisco a Calvino, che ha pure studiato al Cassini).
    C'è qualcosa nella struttura di questo post che mi lascia perplessa....come se lo avessi già letto da qualche parte....

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  18. Indubbiamente i gusti sono gusti, ma credo che converrai che Calvino avesse qualcosa di più interessante e di più profondo da dire che non Marcianò. E, per quanto mi riguarda, ritengo che lo facesse con uno stile infinitamente migliore. migliore anche di quello di Sciascia, sempre stando al mio poco qualificato parere.

    On 30/giu/09, at 18:20, Elle wrote:

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  19. @Riccardo:

    non che il mio, di parere, sia così qualificato! :)
    Vero, i gusti sono gusti.
    Sciascia però, a differenza di Calvino, ti costringe a stare sempre attento mentre leggi.

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  20. Mamma mia, questo se lo sogna anche di notte Attivissimo... Che, detto per inciso, credo non lo abbia mai nemmeno nominato.
    In fondo, credo sia questa l'ossessione di questo soggetto: non se lo fila proprio nessuno.

    AndreaS

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  21. il pessimo maestro di latino ora e' geloso anche di zucconi? ma se voleva fare il letterato famoso doveva avere piu' palle e dire "no, fratello, basta, io non pote lavora' per dare a te i soldini dello stipendio sol perche' a te fa mal il nobil deretano a trabaccare, io ho da fare lo scrittore famoso e non pote lavora' come un somaro." lo fratello ansi' l'avrea corcato di sonore legnate da far sentir i tuoni all'arturo in terra toscana.

    Dante Alighieri, la via ovviamente



    ;-)

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