L'immensa sputtanata a Zelig

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Wednesday, March 14, 2012

Rinascimento e morte dell’uomo

http://zret.blogspot.com/2012/03/rinascimento-e-morte-delluomo.html

Rinascimento e morte dell’uomo

Molti uomini di oggi non hanno più neppure il coraggio della propria viltà.

"L'umanità non presenta un’evoluzione verso qualcosa di migliore o di più forte o di più elevato nel modo in cui oggi questo viene creduto. Il 'progresso’ è semplicemente un'idea moderna, cioè un'idea falsa. L'Europeo di oggi resta, nel suo valore, profondamente al di sotto dell'Europeo del Rinascimento; la prosecuzione di uno sviluppo non è assolutamente, per una qualsivoglia necessià, elevazione, potenziamento, consolidamento."(F. Nietzsche, L'Anticristo) Le parole del filosofo tedesco centrano il bersaglio: l’idea di progresso è uno pseudo-mito con cui abbiamo plastificato la nostra età tecnotronica. Vero è anche l’uomo rinascimentale fu superiore all’uomo contemporaneo: persino l’uomo del volgo era meno volgare del più distinto scienziatodi oggi.

Sebbene la cultura umanistico-rinascimentale vagheggi appunto una rinascenza dell’età classica, in realtà plasma una nuova civiltà il cui il valore precipuo risiede nella continuità-discontinuità con l’antico più che nella sua meccanica rivisitazione. Un esempio per tutti: mentre artisti e teorici educano l’occhio e la mente per costruire la prospettiva centrale, non riscoprono una tecnica pristina (la prospettiva antica era ottica ed empirica, non matematica), ma tracciano inedite coordinate visive e figurative.

E’ anche indubbio che la temperie rinascimentale riprende e riannoda i fili dispersi della Tradizione, rileggendola, però, alla luce di sistemi in fieri e, in una certa misura, di esigenze contingenti.

Ne scaturisce un mondo fecondo, versatile, dinamico, in cui le polarità dello spirito umano sono spesso conciliate. Molti intellettuali dell’epoca vivono una vita breve, ma intensa: essi bruciano le esperienze culturali più disparate, generando una fiammata che illumina il periodo tra XV e XVI secolo, con un barlume che rischiara la storia ancora per qualche decennio.

Nella storia, però, agiscono forze disumane che conducono l’umanità verso il baratro. Queste energie distruttive serpeggiavano già nell’Europa trecentesca, specialmente sotto la forma del mercantilismo (“la gente avida di sùbiti guadagni”). Così, intanto che l’Europa risplende per il lampo dei genii (pittori, architetti, poeti, scienziati…), il tarlo dell’usura rode i patrimoni e le coscienze.

Non è tuttavia solo la mentalità borghese a corrodere la marmorea bellezza della civiltà rinascimentale, poiché alcune ombre sono proiettate dalla luce stessa della razionalità. E’ destino delle epoche più inclini alla logica, nutrire in sé il delirio, l’aberrazione. Questo vale per il cosiddetto “secolo dei lumi”, ma in parte pure per il Rinascimento che non può soffocare la parte ctonia dell’uomo. La stessa pittura impeccabile e rigorosa di Piero della Francesca, pittura che non è un’immagine verosimile del reale, ma un’idealizzazione matematica, non eclissa, se non per una breve stagione, cupi orizzonti. L’idolatria della scienza, intesa come strumento di potere, è destinata a condurre all’hybris di Francis Bacon, al rigido dualismo di Cartesio. L’equilibrio tra natura e storia si rompe e l’uomo si atteggia a super-uomo, incarnando caratteristiche sub-umane.

Che l’equilibrio sia fragile è comunque dimostrato dagli atteggiamenti ondivaghi talora fino alla contraddizione di alcuni umanisti: si pensi a Leon Battista Alberti sulla cui nitida, armoniosa architettura, già germinano le disillusioni del "Momo". E’ in nuce la tendenza che porta alla riflessione sulla melancolia, sull’intellettuale saturnino: è la visione che disgrega dall’interno le certezze (e le illusioni) umanistiche. Nelle arti figurative soprattutto alle olimpiche creazioni rinascimentali, reagisce il Manierismo (Pontormo, Rosso Fiorentino, Giulio Romano…) con il suo gusto eccentrico, bizzarro, l’insofferenza per la regola e la misura. Lo stesso “quadrato” Piero della Francesca, con "La flagellazione di Cristo”, dipinge uno dei quadri più enigmatici e densi di sapere esoterico dell’intero Rinascimento. Essoterismo e filigrana iniziatica convivono in molti autori. L’arte (pittori ferraresi) e la scienza si sostanziano di valori alchemici, astrologici, magici, fino alla tabula rasa del simbolico operata da Galilei e dai suoi epigoni. Il movimento centrifugo non degrada l’uomo, piuttosto lo riconduce ad una concezione più realistica e sofferta, poiché l’antico non può sic et simpliciter rinascere. Inoltre l’uomo decade se oblia la scintilla divina, ma specialmente se crede di innalzarsi a dio.

E’ dunque un bilanciamento precario ed effimero a donare all’Europa un periodo splendido: la caduca concilazione tra ragione e follia, tra Cristianesimo e Neoplatonismo, tra umanesimo cortigiano ed umanesimo civile, tra città e contado, tra disinteresse ed amministrazione ocutata del denaro… si spezza. Soprattutto si perde la simbiosi tra teoria e prassi, sicché da un lato si sviluppano uomini tutti mentali, dall’altro esseri tutti ilici: la frattura tra anima e corpo produce creature scisse, monche, in cui le pulsioni naturali non sono sublimate ma represse. [1]

La coscienza un po’ alla volta si intorpidisce, vuoi per il freddo razionalismo che culmina in Cartesio vuoi per la raison d’état vuoi per il fanatismo luterano-calvinista e controriformistico, istanze cui è costretta ad adeguarsi la società, nonostante nobili eccezioni e nobili ribellioni (Bruno, Caravaggio etc.).

Più dell’irrazionalità che s’insinua nelle concezioni estetiche e negli animi, è la logica del dominio e del profitto ad oscurare il senso: la Banca svedese è fondata nel 1656 e la Banca d’Inghilterra nel 1694. Il potere del denaro, alimentato da un’oscura pulsione di morte, si rafforza sino a soggiogare l’interiorità prima che il mondo. Il dominio suscita rivolte: la rivolta romantica e, più tardi, quella decadente pur ambigua, esprimono il rifiuto della modernità e dei suoi disvalori, ma ormai ai denari sono saldati, in un invincibile connubio, l’industrialismo e la tecnologia che sono adulterazione della natura lato sensu. Perciò il rifiuto diventa velleitario, impotente. Eppure, nella sua impotenza, oggi più isolata che solitaria, gli uomini (se ancora ne sopravvivono) riscoprono ed affermano l’unica dignità: il culto della verità e della bellezza.

[1] Circa questa frattura si leggano le sagaci osservazioni di Leopardi nello “Zibaldone”.

Articolo correlato: G. Ranella, Il senso della Tradizione, 2012

7 comments:

  1. E beh...

    Come al solito se i "filosofi" si limitassero a parlare di filosofia e lasciassero perdere il resto ne guadagneremmo tutti...

    Ovviamente al sig. "Nietzsche" (così come all'"esimio" professore) non è MAI venuto in mente che l'uomo del Rinascimento era quello che poteva permettersi di essere tale (ovvero aveva la pecunia per farlo, a differenza della maggior parte della popolazione che era analfabeta, viveva in bettole, moriva come le mosche e, spesso, non arrivava oltre i 40 anni). Per il nostro "insegnante" avere un barlume di "luce" all'organo pensante per riuscire a capire che adesso forse stiamo meglio è piuttosto difficile... E tutto grazie al progresso tecnico consentito da quelle conoscenze che il "nostro" continua a infangare ogni giorno insieme al fratello e ai suoi amici.-..

    Il termine "cultura", caro il mio professore, nel tuo caso viene martoriato ogni volta che scrivi i tuoi interventi...


    J.

    PS. Prima che qualcuno mi "spari": il mio intervento non era certo critico verso Nietzsche (il quale parlava e scriveva comunque come uomo del suo tempo)... solo che non sopporto certi altri "Nietzsche" quando cercano di portare monossido di diidrogeno al proprio mulino citando personaggi ben più importanti di loro per darsi un po' di "arie". ;-)

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  2. Antonio la tua e' una grave forma di depressione dovuta a frustrazioni e al fatto di dover subire un fratello parassita e prevaricatore.
    Ci sono cure oggi per la depressione, vai da un buon psichiatra e vedrai che starai meglio e magari riuscirai a sottrarti alla soggezione nei confronti del fratello fannullone. Non dare retta alle paranoie di quello strafatto di Corrado Canna e segui il mio consiglio

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    1. Non solo foe, è anche dovuta alla consapevolezza di esser continuamente preso per culo dai propri allievi, anno dopo anno, perché è un minus habens e le sue classi se ne rendono immediatamente conto

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  3. The foeH, il prof. desidera ardentemente avere ciò che ha e ritrovarsi in una situazione che ha creato ad arte per suo piacere personale. Molti dei suoi "sonetti" sembrano chiaramente dedicati a pupapappa...insomma le donne stanno a casa e maschietti a lavorare....ma sai com'è forse mi sbaglio...:-))

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  4. Zret ci dice :Vero è anche l’uomo rinascimentale fu superiore all’uomo contemporaneo: persino l’uomo del volgo era meno volgare del più distinto “scienziato” di oggi.

    Ecco, Zret, pensa tu che non sei nemmeno scienziato, quanto in basso sei, per il tuo stesso ragionamento.

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  5. Ma avete notato il tipo del primo commento? Sembra che scriva col traduttore automatico...

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  6. zret esci....divertiti...assaggia la vita..
    vedi che ce n'è per tutti i gusti
    ad esempio questi si divertono e parecchio!...:-))))
    http://www.youtube.com/watch?v=GCZy8UOLyDI&feature=fvwrel
    mai provato??
    sapessi che beeellooooooooooooooo!!!!!!!!!

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