L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

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Friday, June 8, 2012

IL GRANDE FRATELLO Strategie di dominio


http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2012/06/il-grande-fratello-strategie-di-dominio.html

Strategie di dominio


di Gianni Lannes
«Quando i poteri pubblici violano le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è un diritto e un dovere del cittadino»
Giuseppe Dossetti
«Sono le azioni che contano. I nostri pensieri per quanto buoni possano essere sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo»
Mohandas K. Gandhi
Introduzione
La fantascienza ha sempre intuito che l’essenza dei totalitarismi è il controllo tecnologico delle informazioni personali. 


La realtà le ha dato ragione e così, avanza l’incubo quotidiano. Lo aveva profetizzato George Orwell nel celeberrimo 1984. Stati totalitari e  tecnologia deviata avevano ispirato allo scrittore inglese le telecamere a circuito chiuso che, conficcate nei muri come l’ombra oblunga di un occhio, sorvegliano costantemente la popolazione, libera, si fa per dire, soltanto di riprodursi senza  amare e di divertirsi con i programmi televisivi, sotto lo sguardo onnisciente del Grande Fratello. Lo aveva compreso Orson Welles. Ma il cinico protagonista di Quarto potere fa sorridere se paragonato ai nuovi colossi dei media che hanno incrinato uno dei gangli vitali della democrazia: il pluralismo dell'informazione e la libertà di stampa. La macchina da indottrinamento al servizio di potentissimi, e occulti, poteri finanziari è per Noam Chomsky il vero Grande Fratello della società americana e occidentale. Un sistema di propaganda perfetto che si regge su due pilastri. Il primo sforna fiction, soap, reality show e sport per distrarre gli interessi della gente dai problemi reali. Il secondo indirizza le opinioni di lettori e spettatori, formando convenientemente le nuove classi dirigenti. Già nel 1932 eugenetica e controllo mentale conformavano Il mondo nuovo di Aldous Huxley. La nuova società è basata sul principio della produzione in serie: vale per i cervelli, come l’auto Ford “T”: la lettera vi sostituisce la croce.  Aveva scritto nel 1992 Bruce Sperling, autore di Cyberpunk: «La gente che si trova nel mezzo della rivoluzione tecnologica sta vivendo al di fuori della legge: non perché intenda violarla, ma perché la legislazione è vaga, obsoleta, draconiana o inadeguata». La conoscenza è potere, la crescita dei sistemi informatici, dell’Information Society, stava avendo effetti strani e deleteri sulla distribuzione del potere e della conoscenza. «Non credo - concludeva - che la democrazia possa prosperare in un ambiente e dove vasti imperi di dati sono criptati, cioè di proprietà di qualcuno».  La matrice spezzata di Sperling è del 1985; il film dei fratelli Wachowski che ha attinto al romanzo risale al 1999. Matrix  è il sistema di controllo cerebrale con cui la razza umana è tenuta nell’illusione di vivere in un mondo che non esiste più da centinaia di anni. Un hacker, Neo, deve liberare l’umanità dal gioco delle macchine e di Matrix, luogo virtuale di miliardi di programmi di controllo cerebrale. La battaglia di liberazione è un conflitto contro se stessi e le dipendenze, le ideologie e le assuefazioni indotte.
Viviamo in un’epoca in cui all’eccesso di “informazione” corrisponde un difetto di sapere: sovente l’extra nasconde le questioni più importanti e più compromettenti. Ma basta scalfire con un pò d’attenzione le apparenze che ad ogni costo ci vengono propinate, per comprendere quanto siano diverse le realtà. Vi stiamo osservando. Suona l’ allarme inascoltato: il futuro è dei militari, nel senso di potere illimitato nelle loro grinfie armate. Uno spettro attraversa il mondo globalizzato e la crisi finanziaria non c’ entra. La presenza inquietante che avanza è il paradigma militarista, vale a dire il potere crescente degli eserciti a tutte le latitudini. E il modello che ne consegue, gerarchico e autoritario, coltivato da tutte le caste con le stellette, siano esse democratiche o integralistiche, populistiche o rivoluzionarie, incombe sull’ immediato futuro di tutti. Questo potere in divisa era parso declinare dopo la fine presunta della guerra fredda anche a seguito della caduta del muro di Berlino (1989); e invece oggi, smentendo le utopie pacifiste, si dimostra più vivo che mai: accompagna non solo l’ ascesa economica della dittatura capital-comunista cinese, ma anche, parallelamente, del modello tecnocratico e dinastico indiano, del nuovo militarismo gerarchico giapponese, delle rinnovate ambizione imperiali russe, e naturalmente di tutti i progetti americani fondati sul monopolio della forza e la diffusione a oltranza della democrazia. Qui, dunque, sorge il dilemma: di fronte all’ impoverimento del terzo mondo e quarto mondo, all’ inquinamento globale e all’ esaurirsi delle risorse (dal petrolio all’ acqua), come impedire che il modello democratico ceda il passo a quello autoritario? Il bellicismo Usa colpisce non solo l’essere umano a qualsiasi latitudine nel suo presente, ma anche nelle generazioni future. Il fenomeno ha un nome ed un cognome: sviluppo planetario di una biologia di guerra, orientata verso la strategia delle contaminazione territoriale per creare situazioni di terrore e crescita dei fattori di rischio per inedite malattie nelle popolazioni all’oscuro, nonché aree di mercato fertili per l’industria chimico-farmaceutica della iatrogenesi. Di conseguenza: distruggere il bene comune ed il senso di comunità degli esseri umani. Siamo immersi in un mondo inquietante, in cui gli uomini duri e armati accrescono fatalmente il loro potere, influenzando le scelte della politica. Oltretutto e soprattutto, i cosiddetti “custodi” saranno destinati ad invadere spazi riservati alla sovranità popolare, incrinando i pilastri stessi della democrazia.  Nel bel mezzo c’è l’Italia che ha perso dal 1945 la sovranità militare ed ora ha abdicato a quella monetaria. Avanza  la crisi e miete una tragedia annunciata. Il Belpaese è alla deriva adesso affonda.
Ci sarà un’altra guerra mondiale? Un conflitto globale è decollato da un bel pezzo, ma in sordina. Te ne accorgi dal clima che si ingurgita da noi, dal cataclisma autoritario che spira sulle nostre perdute libertà. Nella società del rischio l’incertezza del futuro genera angoscia, insicurezza ed infine intolleranza. Recita lo slogan:  cose buone dal mondo.  Insomma, un cancro garantito e certificato a norma di legge.  La nocività come strategia di selezione della specie. Tappa finale: la progressiva rarefazione dei beni ambientali di prima necessità: aria salubre, acqua pulita, terra sicura. I dati ufficiali parlano chiaro: 10 milioni di italiani sopravvivono in aree gravemente inquinate. E va sempre peggio. Non a caso il codice penale del Belpaese ignora l’ecosistema.  Il problema non è la destra o la sinistra e tantomeno il centro, come aveva intuito Giorgio Gaber. C’è dell’altro. Con le mafie ben compenetrate nello Stato (organiche)che fatturano il 20 per cento del prodotto interno lordo, è in atto una pacifica e duratura convivenza in vigore dallo sbarco degli Alleati. Segreti, misteri e sangue a fiumane per nascondere traffici di armi, occultamenti di rifiuti, strategie offensive. Stragi, omicidi, omissioni, insabbiamenti della verità per celare ruberie parastatali ed egemonie belliche. Vi siete mai accorti di quanto sia bello vivere in un paese a sovranità inesistente, che non può prendere proprie decisioni senza il nullaosta degli USA.  Belpaese a sovranità limitata, o più precisamente azzerata, almeno a partire dalle clausole misteriose (ignote perfino agli storici di professione) dell’armistizio di Cassibile (anno 1943) [se sono segrete e non le conosce nessuno, di che cazzo stai parlando?]. Da noi imperversano tuttora segreti militari regolamentati da un regio decreto fascista del 1941 in aggiunta ad ombre di Stati e multinazionali del crimine legalizzato. La nazione italiana occupata dagli Stati Uniti d’America, non è sovrana né indipendente, ma succube. La fragilità italica cova le radici proprio nella lunga sequela di misteri alimentati a dismisura. Infine, una sequela di accordi internazionali ha annichilito la Costituzione: ultimi in ordine temporale i Trattati di Prüm, Lisbona e Velsen, che assoggettano ogni Stato del vecchio continente ad una normativa sovranazionale, promulgata da legislatori oscuri e ratificata da parlamentari sulla cresta dell’onda.  Tanti, troppi, sotto controllo totale. Alzi la mano chi ha mai sentito parlare di Eurogendfor: la nuova polizia militare europea che ha assunto poteri e compiti totalmente al di fuori del controllo democratico. Una decisione ratificata anche dal parlamento italiano (opposizione compresa), soltanto nell’anno 2010. L’Echelon italiana, capitolo intercettazioni e spionaggi è una regalo a parte. Il controllo dello Stato si esercita ogni giorno perfino sui nostri stili di vita individuali. Ormai, con l’ausilio delle nuove tecnologie, i funzionari della norma frugano ogni recesso della nostra esistenza. La nostra vita collettiva si dipana in una gabbia a cielo aperto. Un esempio? Il nostro corpo appartiene allo Stato: una legge del 1999 consente di prelevare i nostri organi al momento della morte, se in vita non l’abbiamo rifiutato espressamente. Questo padre degenere ha trasformato la pietà in reato come nel caso dell’eutanasia. In una termine: regressione: come quando intralcia la sofferta scelta dell’aborto. Allora a chi rendere conto delle scelte di Governo se le decisioni principali, ammantate dal segreto di Stato, vengono adottate da soggetti come nel caso dell’eterodiretto Monti (un maggiordomo dell’Alta Finanza)e del suo entourage, che il popolo sovrano non ha mai eletto? Consumatori sempre più imbalsamati, telespettatori lobotomizzati e utenti imbambolati, avanti, fate il nostro gioco. Trivellano il cuore della Terra, oscurano il Sole, mentre la Luna l’hanno già bombardata [LUNA BOMBARDATA? Ma che dici... Curati]. E noi?
Indice
Echelon Italia
Colonia tricolore
Guerre in santa pace
Bombe amare
Leucemie belliche
Sulla pelle viva
Onda letale
Democrazia totalitaria
Terapia militare
Euro crac
Razzismo extra
Giornalisti a perdere
Su la testa

6 comments:

  1. La fantascienza ha sempre intuito che l’essenza dei totalitarismi è il controllo tecnologico delle informazioni personali.
    Indubbiamente, ma la fantascienza è fiction, non deve essere per forza tutto vero, no?

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  2. @tdm non so se hai letto "il pendolo di Foucalt"
    Spiega molto bene il meccanismo di questi libri.
    poi questo COGLIONE è un giornalista FALLITO estromesso da TUTTI I GIORNALI DEL MONDO per la sua incapacità

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    1. No, MLH, non l'ho letto. Però mi sa che tra un mesetto, quando sarò in ferie, mi darò alla lettura de "Il cimitero di Praga".

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    2. This comment has been removed by the author.

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    3. Bello anche quello, merita.
      Ovviamente è di Umberto Eco alla facciazza del professoruncolo fallito e bilioso

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  3. La Manuzio era una casa editrice per APS.
    Un APS, nel gergo Manuzio, era – ma perché uso l'imperfetto? gli APS sono ancora, laggiù tutto continua come se nulla fosse accaduto, sono io che ormai proietto tutto in un passato tremendamente remoto, perché quello che è successo l'altra sera ha segnato come una lacerazione nel tempo, nella navata di Saint-Martin-des-Champs è stato sconvolto l'ordine dei secoli... o forse è perché di colpo, dall'altra sera sono invecchiato di decenni, o il timore che Essi mi raggiungano mi fa parlare come se ormai facessi cronaca di un impero in sfacelo, disteso nel balneum, le veneormai lacerate, attendendo di annegare nel mio sangue...
    Un APS è un Autore a Proprie Spese e la Manuzio è una di quelle imprese che nei paesi anglosassoni si chiamano "vanity press". Fatturato altissimo, spese di gestione nulle. Garamond, la signora Grazia, il ragioniere detto direttore amministrativo nel bugigattolo in fondo, e Luciano, lo spedizioniere mutilato, nel vasto magazzino del seminterrato.
    Il sistema Manuzio era molto semplice. Poche inserzioni sui quotidiani locali, le riviste di categoria, le pubblicazioni letterarie di provincia, specie quelle che durano pochi numeri. Spazi pubblicitari di media grandezza, con foto dell'autore e poche righe incisive: "un'altissima voce della nostra poesia", oppure "la nuova prova narrativa dell'autore di Floriana e le sorelle".
    "A questo punto la rete è tesa," spiegava Belbo, "e gli APS vi cadono a grappoli

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