L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

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Monday, October 13, 2014

Gli alberi: indizi di una struttura ontologica

http://zret.blogspot.ch/2014/10/gli-alberi-indizi-di-una-struttura.html

Gli alberi: indizi di una struttura ontologica


L’osservazione degli alberi ci spinge a congetturare che esista un’essenza comune a tutte le cose. Il modo in cui i rami si dispongono sembra adombrare una struttura ontologica, una texture linguistica.

In un albero come l’auracaria, appartenente alle arcaiche gimnosperme, i rami hanno una configurazione radiale: essi si dipartono dal tronco a formare una raggiera. Questo disegno si potrebbe assimilare ad una genesi in cui il lògos primigenio si moltiplica secondo un movimento non gerarchico: tutti i rami si connettono direttamente al tronco, come segni che partecipano dell’unità originaria. La vita si propaga come luce nell’oscurità, irradiandosi da un centro equidistante. E’ il mondo della sintropia.

Nelle più recenti(?) angiosperme, invece, le ramificazioni principali sono congiunte al tronco, con le altre via via più sottili e fragili a definire un complesso gerarchico. Nel caso in esame il “discorso” botanico è complesso, subordinante. La “dialettica” delle angiosperme è ipotattica e frattale, come le argomentazioni di Machiavelli che articola il ragionamento attraverso biforcazioni cui si aggiungono altre biforcazioni. L’esistenza si prolunga per mezzo di ripetizioni di ripetizioni, in un movimento che si allontana sempre più dal centro. E’ il mondo dell’entropia. Il “pensiero” delle gimnosperme, invece, è paratattico ed immediato.

Ci chiediamo se il presunto passaggio dalle gimnosperme alle piante con i fiori non sia, sotto certi rispetti, la traccia di un’involuzione filogenetica, a sua volta evocante un cedimento ontologico.

La logica duale ha i suoi vantaggi, ma nel momento in cui si sclerotizza nel dualismo, assurge a verdetto di una perduta armonia, ad oblio di uno stato originario in cui la divisione è trascesa nell’unità metafisica.

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6 comments:

  1. No, sul serie, come cazzo dovrebbe crescere un albero secondo questo?

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  2. Ma la cosa veramente carina è che è riuscito a scrivere questa sbrodolatura senza nemmeno citare, e immagino senza nemmeno sapere, che la crescita di molte piante rispetta i termini matematici della Sequenza di Fibonacci (1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21.....)

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  3. Machiavelli:angiosperme=zret:Amorphophallus titanum

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  4. Tralasciamo le considerazioni tanto pompose quanto vuote.
    zret è un pessimo cuoco incapace a preparare qualcosa di più dell'acqua tiepida, ma che satura di spezie e colori per dare l'impressione di qualcosa di più sostanzioso.
    In questo articolo vorrebbe dare sfoggio della sua conoscenza omnicomprensiva, a cominciare dalla botanica.
    E, in effetti, ci riesce, dimostrando per l'enne-più-unesima volta la sua ignoranza, e la sua propensione a parlare di ciò che non conosce.

    I pini, ad esempio, sono anch'essi appartenenti al gruppo delle gimnosperme, ma hanno anch'essi i rami che nascono da altri rami al pari di altri alberi.
    Nel contempo delle angiosperme come le palme (e, in generale, tutte le monocotiledoni) non hanno ramificazioni, ma le foglie si innestano direttamente sul tronco.

    E dire che tanto i pini quanto le palme non sono oggetti rari in quel di Sanremo, e una capacità di osservazione all'incirca paragonabile a quella di una talpa, unita a una conoscenza da "ora di scienze" di prima media, dovrebbe fornire sufficienti schemi interpretativi di queste elementari nozioni di botanica.
    Ma zret, che non riesce ad andare oltre all'ammirazione del proprio ombelico, ignora tutto e parla. Non dice nulla, ma parla lo stesso.

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  5. Tante parole per non dire un cazzo. Ennesima sega mentale del fratellonzo imparato ...

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